Sarà perché vivo nel Nuovo Mondo da oltre dieci anni e da questa parte dell’oceano si è sempre più ottimisti. Sara che con l’età s’impara ad accontentarsi e a lavorare con quello che si ha. Se la vita ti dà dei limoni, fai una limonata, dicono qui.
Comunque sia, nonostante i mille dubbi sul modo in cui è nato questo governo, voglio essere ottimista e sperare che, stavolta, le donne e gli uomini che ne sono membri gettino le basi per la profonda riforma delle relazioni di genere di cui ha bisogno il Paese. Un buon segno in questo senso è dato dal fatto che il numero e la percentuale di donne nel nuovo governo sono alti come mai prima (anche se non arrivano ancora alla parità necessaria).
Tanti sono i nodi da affrontare subito: da una migliore legge sulla violenza sulle donne e il femminicidio, all’occupazione femminile e l’educazione di genere nelle scuole. I temi sono tutti nell’agenda delineata dal movimento Se Non Ora Quando. Con un’aggiunta (o un’esplicitazione) che mi pare importante: la provvisione di servizi per l’infanzia, senza la quale parlare di occupazione femminile non ha senso.
Josefa Idem avrà molto da lavorare. Tenacia e determinazione non mancano e neanche l’abitudine di remare e parlare controcorrente. Queste doti le saranno molto utili. Spero si circonderà di donne capaci e preparate sulle questioni di genere, da Elisabetta Addis a Daniela Del Boca, Francesca Bettio, Marta Ajò e Laura Corradi, per menzionare solo alcune delle brillantissime (e sagge) italiane che conosco e che da anni lavorano su questi temi. Spero che Josefa parlerà dell’importanza dei diritti delle donne comunque e dovunque, come qui ha fatto Hillary, che il tema fosse economia o cambio climatico.
Certo, mi sarebbe piaciuto che un ministero importante come quello sulle pari opportunità non fosse stato accorpato con nessun altro. Nel paese più maschilista d’Europa, per usare le parole di Alessia Mosca e Flavia Perina, la promozione dell’uguaglianza di genere non può essere vista come la ciliegina sulla torta, ma deve essere affrontata come un’emergenza a cui rispondere in modo prioritario, con risorse e brain power adeguati. Infondo, che la politica lo capisca o meno, le donne sono non solo la metà della popolazione, ma la chiave della sopravvivenza sociale, culturale e demografica di un Paese. Nel nostro caso, poi, sono anche una risorsa economica semplicemente dilapidata.
Tornando al nuovo governo, mi auguro le mie speranze non siano state mal riposte e se lo fossero non importa. Infondo, come diceva Martin Luther King Jr., bisogna accettare un numero finito di delusioni, ma mantenere una speranza infinita. E lavorare a partire da quella speranza, aggiungerei io.